Senza mutande

Esco dall’ospedale, prendo la metro, vado al parcheggio. Puzzo come un porco. Chissà se te ne sei accorda dal letto 45… Metto in moto, mi perdo in tangenziale. Non dovevo prendere la tangenziale, dovevo arrivare alla barriera dell’A7. Chissà se ti sei accorta che puzzavo dal letto 45… Guido, ritrovo la strada, arrivo in cascina. Un’ora e mezza, gli occhi che mi si chiudono. Chissà se dormi, ora… Entro in casa, mi infilo la camicia da notte alle 3 del pomeriggio, dormo due ore. Mi sveglio, mi infilo un vestito sul corpo nudo. Fa un caldo schifoso. Il vestito è al rovescio, io sono senza mutande… Vabbe’, non si vede e devo solo preparare la cena. Ceniamo. Sparecchio. Corro in bagno a fare una doccia.

Tolgo il vestito e mia figlia, quella sagace di 5 anni, mi dice guardandomi dall’alto del water dove è impegnata in una seduta intensa: “Ma mamma, tu vai sempre in giro senza mutande?”
No, tesoro, ho avuto una giornata un po’ cosi, ma ti giuro, ti giuro che di solito le metto.
È scettica ma indulgente.
Tira l’acqua e dice: “Quando sarò grande come te posso andare anch’io in giro senza mutande?”

No.
Si dai.
Ma valà.
Dai.
No.

Chissà se tu metti le mutande sotto il pigiama? Sai che non lo ricordo più. Chissà se stai dormendo… Io ora esco, ho le prove dello spettacolo. E domani altre prove. E tutta la vita prove, per la vita. Ma noi siamo qui, con te. Perché ci vuole fegato.
Tua Afrodite

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