Oggi è durissima

Oggi è durissima.
La stipsi si è fatta avanti con forza. La volta scorsa è stato l’opposto. Questa volta è difficilissimo.
Il dolore per gli sforzi è stato davvero grande. Tremavo e non avevo le forze per riuscire a fare nulla. Neanche il clistere è servito e, adesso, sono terrorizzata dal sentire ancora male.

Quello che ha fatto davvero male è il retto che nello sforzo ha fatto fatica a tornare nella normalità. Adesso, ho così paura che non riesco neanche ad urinare da ore.
Non è il massimo come racconto, ma sta succedendo anche questo e penso sia importante lasciarne traccia.

Con la tachipirina 100 spero di sortire qualche effetto calmante.
Attendo che un po’ di dolore passi.
Incrocio le dita e sudo freddo.
Oggi non me l’aspettavo ma sembra il colpo di coda finale post chemio, come la volta scorsa in cui ero stata molto male proprio quando mi sembrava di aver ricominciato a riprendermi.
Bastardo!
Attende che abbassi la guardia per attaccare.
Ma so rialzarla subito e non mollo! Ancora di più!
Vostra Artemide

Eccomi qui che mi rivolto nel letto ma non voglio dargliela vinta.
Tra un po’ staro’ ancora meglio.
Ne sono convinta e, intanto, cerco di pazientare e stare tranquilla finche’ passer

A far la cacca con me…

Oggi ti ho portato con me a fare colazione al bar del benzinaio, abbiamo fatto il pieno di diesel (71 euro), poi siamo andate a consegnare un po’ di locandine dello spettacolo. Le abbiamo messe in due bar, un ufficio comunale, un panettiere, un tabaccaio, un negozio di alimentari, due farmacie, che le farmacie attirano un sacco di gente… Abbiamo sbattuto gli occhioni dicendo “mi raccomando, non mancate, spero proprio di vedervi” e sorriso gentilmente aspettando come un mastino che le appendessero davvero… Che sbattiamo gli occhioni sì, ma non siamo fesse…

Sei stata con me sempre, non ti dico in figura, ma di certo costantemente sullo sfondo. Che da due settimane, ormai, sei o in figura o sullo sfondo, ma comunque sempre con me. A volte ti darei anche la libera uscita eh, invece no, sei diventata il mio koala, anzi no, la mia cozza. Fai tutto con me, persino la cacca, che io me lo ricordo bene quando al liceo o all’università facevi la cacca. E perdonami se te ne parlo qui, ma per una volta vorrei sfogarmi pubblicamente. E poi, di cacca, per prima ne hai parlato tu. Ogni diamine di volta che c’era da sedersi a tavola per la cena tu arraffavi un libro (biologia, anatomia…) e ti ficcavi in bagno. Ore e ore. Cioè, io amo tua sorella e tua madre, ma era per stare con te che venivo a cena a casa tua… Niente… Vogliamo parlarne? Cosa ci facciamo con questa cosa? Che significato ha, per te, la cacca? In ogni modo, ora volevo informarti che da giorni vieni in bagno con me. Te lo dico per ripicca, anche. Un po’ mi sto vendicando: ti porto io in bagno con me. Ti parlo, mentre faccio la cacca, per lo più ti parlo col pensiero, ma a volte intercalo ad alta voce, penso a quanto diavolo studiavi in bagno, che io sono troppo rapida, è una cosa che non ho mai capito… Non capisco come si possano preparare interi esami in bagno… Vabbé…Fare la cacca sempre con te non è il massimo, devo dirtelo… Vorrei un po’ di privacy ogni tanto, se solo potessi uscire un attimo dal mio bagno e, magari, chiudere la porta… Ma niente, ormai sei sempre con me, non che non mi piaccia ma abbiamo un piccolo problema di privacy…
Tua Afrodite

Merda d’artista

E così ci si riduce a nanna, pappa, cacca… Senza un briciolo di riguardo (per te stessa, s’intende), ti tocca descrivere, nel bel mezzo dello stanzone dove ti trovi, di fronte alle tue compagne di stanza (il meno) e altre 5/6 persone tra medici, infermieri e specializzandi, se l’hai fatta e quanta ne hai fatta e come l’hai fatta… Mi piacerebbe conservagliene un po’ per la prossima volta e tutta fiera, alla domanda “cacca”, tirar fuori una bella bustina dal comodino e piazzargliela sul tavolo dove si siedono ad aggiornare le cartelle. Mi piacerebbe dargliela con aria soddisfatta, dicendo: “Giudicate voi se non si tratta di roba di alto livello! Se la mettiamo sul mercato, questa spacca!”. Chissà che prima o poi…
Vostra Artemide

Senza mutande

Esco dall’ospedale, prendo la metro, vado al parcheggio. Puzzo come un porco. Chissà se te ne sei accorda dal letto 45… Metto in moto, mi perdo in tangenziale. Non dovevo prendere la tangenziale, dovevo arrivare alla barriera dell’A7. Chissà se ti sei accorta che puzzavo dal letto 45… Guido, ritrovo la strada, arrivo in cascina. Un’ora e mezza, gli occhi che mi si chiudono. Chissà se dormi, ora… Entro in casa, mi infilo la camicia da notte alle 3 del pomeriggio, dormo due ore. Mi sveglio, mi infilo un vestito sul corpo nudo. Fa un caldo schifoso. Il vestito è al rovescio, io sono senza mutande… Vabbe’, non si vede e devo solo preparare la cena. Ceniamo. Sparecchio. Corro in bagno a fare una doccia.

Tolgo il vestito e mia figlia, quella sagace di 5 anni, mi dice guardandomi dall’alto del water dove è impegnata in una seduta intensa: “Ma mamma, tu vai sempre in giro senza mutande?”
No, tesoro, ho avuto una giornata un po’ cosi, ma ti giuro, ti giuro che di solito le metto.
È scettica ma indulgente.
Tira l’acqua e dice: “Quando sarò grande come te posso andare anch’io in giro senza mutande?”

No.
Si dai.
Ma valà.
Dai.
No.

Chissà se tu metti le mutande sotto il pigiama? Sai che non lo ricordo più. Chissà se stai dormendo… Io ora esco, ho le prove dello spettacolo. E domani altre prove. E tutta la vita prove, per la vita. Ma noi siamo qui, con te. Perché ci vuole fegato.
Tua Afrodite