La vita senza. E un telefono che non squilla.

È arrivato il momento amica mia, sono settimane, mesi che voglio scriverti ma stasera lo faccio. Lo sto facendo. Lo faccio, sì che lo faccio.

Sempre più spesso alla sera mi viene da telefonarti, dura una frazione di secondo, il lampo di un desiderio irrealizzabile, l’attimo di un’abitudine che pensavo si dissolvesse col tempo. Invece si fa sempre più persistente, più impellente, non passa, non va via. Aumenta, ritorna. La tua mancanza, che doveva assopirsi col tempo e nel tempo, si fa più urlante, acuta, si fa presenza ingombrante e dolce.

Ti ho sognato. Un sogno pazzesco, senza eguali per me. Salivi le scale di casa mia, andavi verso la camera delle mie figlie. Io da sotto ti osservavo salire, eri di schiena. E sapevo che eri morta, sapevo che gli altri sapevano, sapevo che solo io avrei potuto parlare con te passando per malinconica visionaria. Quando ti sei voltata a guardarmi, tu in alto, io in basso, come sempre, ho sentito un tuffo al cuore. Eri morta eppure eri davanti a me. Mi hai fatto un sorriso appena accennato, alzando il sopracciglio. Eri tu, e sapevi di essere morta. Ti ho seguito fin su e ci siamo sdraiate una accanto all’altra a cavallo dei due letti delle bimbe, sorelle loro sorelle noi. Eri stanca e io tremante. Forse mi hai parlato e forse ti ho parlato, non ricordo. Poi mi sono svegliata

Ti ho incontrato nei sogni. E c’eri per davvero.

Manchi sempre più.

Sai, si stanno realizzando tutte quelle cose della vita che avevamo pensato e sognato insieme, tutti i fatti faticosi, faticosi fatti, per cui ci siamo arrovellate, parlate, ascoltate, tutte le gioie e le soddisfazioni, tutte le paure e i presagi. Tutto arriva, tutto si fa concreto. E io mi sento monca. Mi sono separata tanto tempo fa ormai e sto crescendo le mie figlie, figlie dell’amore e  dei turni, senza te e i tuoi figli accanto. Dovevamo condividere weekend da mamme separate e weekend da donne senza figli, dovevamo progettare vacanze nido e vacanze libertà. E invece vado avanti senza te.

Non da sola, mi hai lasciato molti affetti in eredità, ogni giorno ti sono grata tra la meraviglia e la dolcezza per tutti gli affetti e le occasioni che mi hai lasciato in eredità.

Ma vado avanti senza te. Dovevamo brindare a nuovi lavori e condividere punti di vista, supervisioni, progetti insieme. Invece vado avanti da sola, con altre splendide donne ma senza te. Dovevamo dovevamo dovevamo. Invece no.

Attorno a me la gente giovane si ammala e spesso muore, molto moltissimo si ammala e chissà… E io che non avevo mai pensato alla morte frettolosa ora tremo allo specchio. Non posso, non posso, non posso. Ho figlie troppo piccole, come i figli tuoi. Io non posso. Non voglio. Mi sto dicendo che tremare non serve a nulla, serve vivere pensando di vivere. E stop. Eppure la mia vita, la mia percezione della vita, del corpo, dei sogni, degli alberi, del vento, dei figli, la mia percezione di tutto è cambiata.

Mi  hai reso vecchia amica mia.

Sono passati quasi due anni tesoro, ma a me sembra di aver vissuto vent’anni in un secondo. Vent’anni di esperienze dure e bellissime, vent’anni di dolore e soddisfazioni, vent’anni di esperienza condensati in un respiro. Il tuo, che non c’è più, e il mio, che mangia aria e sigarette cercando di seminare vent’anni in un secondo, lasciare piccole tracce a chi amo, esserci sempre e per sempre. È un’ossessione la mia, me ne rendo perfettamente conto. Ma che ci posso fare se ho sfiorato la morte quando non me l’aspettavo? E che posso farci se lei continua a sfiorare me?

E io che faccio? Vado avanti a testa bassa, stringo i denti e un po’ tocco ferro, cerco di non disperdere le occasioni. Il tempo è prezioso, lo dedico con tutta me stessa alle mie figlie, cerco di non sprecare attimi in cose inutili, mi ostino a coltivare la presenza e la qualità. E cerco di darla, questa presenza buona, a tutte le persone che amo, che siano amore, affetto immenso o amicizia.

Mi sento affaticata amica mia. E spaventata, amica mia. E affannata. E felice di essere qui, in questo mondo. Io si, io ancora.

E tu sei con me, silenziosa, con uno sguardo, con una parola, sei con me con il tuo aiuto costante, i tuoi consigli. E a volte discutiamo, litighiamo, ti mando a quel paese e tu ci mandi me.

Eppure…

Eppure non è giusto, non va bene. Dovevamo condividere la vita nuova, invece no. Dovevamo condividere le vacanze, invece no. Dovevamo condividere ancora risate, pianti, consigli e chiacchire. Litigi e discussioni. Invece no, invece marcio da sola. Circondata da un mare di amore e persone speciali, donne e uomini. Riscopro l’anima di chi ho lasciato e di chi ho considerato nemico, riscopro le mie debolezze e le mie forze. Mi metto in discussione e capisco i miei errori. Cresco. Vivo. Ma marcio senza te. Da sola.

E ora che avrei avuto il tempo di stare ore al telefono con te, tu non rispondi. E non posso nemmeno lasciarti un messaggio.

O forse sì…

Ci sentiamo domani. O quando puoi.

Saida o Afrodite

 

La vita è bella, comunque… (Bowie, Decathlon e barbera)

Ciao stellina mia, mentre ti scrivo, uno dei miei tre gatti dorme sul cuscino accanto a me. Oggi è stata una giornata dignitosa. Finalmente il sole ha sbaragliato la nebbia e io sono più serena. Oggi ho fatto una Tac ai polmoni, un’ecocardio, un’eco al seno e la mammografia. Quando qualcuno che amo si ammala di cancro mi prende così, devo fare il check-up, che mi viene l’ipocondria. Tutto nella norma: praticamente mi hanno prescritto due ore happy hour al mese con le amiche. Stress. Mettici anche che sabato ho scritto un post su te e Bowie e il Duca Bianco/Ziggy Stardust/Starmen/Colonna sonora della nostra adolescenza dopo due giorni è: schiattato… Minimo una Tac ci sta tutta… Insonma, sorella mia, son giorni tosti, ma tu non molli: flebo di qua, apri di là, aspira di qui, cura di lì…

E insomma, nulla ancora è stato scritto: oggi mi dicono tu ti sia scofanata una santabarbara di verdure in pinzimonio e per domani hai chiesto la tartare di salmone. Sticazzi amica, che dio ti conservi l’anima da gourmet!

Intanto io oggi ti ho portato con me da Decathlon (lo so, non è un granché): con me hai fatto acquisti in saldo, compulsivi, e ci siamo portate a casa tre felpe con scollo a V (che non metterò mai), due felpe taglia 6 anni, due paia di shorts da aerobica taglia 6 e 5 anni più due barrette al cioccolato Ritter Sport che nel l’emergenza aiutano sempre. Con cotanto carico nel baule, ho fatto la cosa più bella: ho guidato fino a casa fra i prati verdissimi baciati dal sole (ascoltando Bowie a manetta, lo ammetto, ma non ho pianto). All’orizzonte le mie colline. E pure le Alpi imbiancate.

Stasera poi ero a casa sola con le bimbe. Cena svacco: sushi, avocado e barbera.

Ah, dimenticavo, un mio amico, (in realtà colui che mi ha venduto la sua cascina, una gran bella persona) che non ti conosce ma legge il blog, mi ha scritto parole dense per te. E stasera il mio marito-quasi-ex-marito ha meditato e pregato per te col suo gruppo buddista. Grazie. A lui, a loro. Pure se sono atea totale.

Mi piace la vita. Sorella. Mi piace vivere. Mi piace il sole che cura il dolore, le curve da fare troppo veloci e l’adrenalina da autovelox, mi piace il sorriso della commessa che mi dice davvero buona giornata e lo scritto inaspettato di un amico quasi virtuale . Mi piace sgommare tra le colline, ascoltate musica in auto, mangiare sushi fra Tanaro e Po. Amo le persone. Tanto. E i gatti e i cani. Soprattutto sul cuscino (diversamente da te, io, io non sono allergica). E le stelle che stasera brillano in cielo con una Stella Nera in più.

Manchi tu, però, coi tuoi bimbi che raccolgono le mie ciliegie. Ma mi piace la vita, sempre. Ma manchi tu. Sento però  che tra flebo, siringhe, tira e aspira, cuci di qua e taglia di là, forse un giorno ti riporto qua. E se non ti porto qua ti faccio ascoltare Starman. E balliamo e cantiamo nel cuore. Oggi, insomma, c’era il soe.

Tua folle Afrodite

Una giornata perfetta

Che giornata ragazze! Che giornata PERFETTA! Perfetta, sì, perfetta. Nonostante l’ansia, la paura, il dolore e i pensieri tosti che ci hanno avvolto in questi giorni di feste. Una giornata proprio “al contrario” di come poteva andare.

Ecco, insomma, cara Artemide, te lo dobbiamo dire: ieri avevi la febbre così alta, ma così alta, che i dottori iniziavano a sbatter la testa per capire cosa fare… E insomma, ieri eravamo tutte e tutti così in ansia… Credo che nessuno abbia dormito… E, se qualcuno ha dormito, ha sognato che ti passasse quella terribile febbre che ti durava da troppi giorni… Al mattino tutti lì ad aspettare notizie… E tutti, ne sono convinta, al mattino abbiamo pensato che l’unico posto dove potessimo essere fosse accanto a te, per sentirci meglio, credo… E mentre noi correvamo da te, fino a noi correva la notizia che la febbre, ecco sì, quella febbre, forse, forse ma forse, forse se n’era andata, che la febbre, sì, la febbre, non c’era più!

Così, senza metterci d’accordo, oggi è stato un giorno di festa, il più bello di tutte queste feste, l’unico bello davvero: ci siamo scambiati baci, risate, cappotti e borsette, battute e sorrisi attorno al tuo letto nella tua Spa a venti stelle. E tu la febbre non l’avevi più, e te lo dico, eri bella coi tuoi sorrisi e gli occhi azzurri non più stanchi e le risate di gusto e le tue battute al vetriolo. Bella da impazzire. E ci hai fatto ridere, tanto. Ci hai dato i tuoi preziosi pareri su tutto, piccole e grandi rogne della vita, pettinature, avvocati, mariti e figli.

Credo, inoltre, che oggi la Spa abbia battuto il RECORD di numero di presenze per metro quadro in un’unica stanza, perché abbiamo occupato tutte le sedie, i divani e il letto, scippando sedie anche alla saletta comune fino a creare un assembramento vociante tipo Ferragosto a Barletta ma senza lasagne al forno (che per esser milanesi va’ che è un passo avanti importante eh!).

Dev’esser successa, peraltro, una MAGIA, credo: non solo noi divinissime dall’occhiaia prominente abbiamo unito i nostri superpoteri, ma nuovi superpoteri sono comparsi ad altri comuni mortali. Tutto merito del tuo amore, che ci unisce, ne sono sicura. Sembrava di stare sull’Olimpo a un banchetto di nozze (stavolta pure con le lasagne).

Così è accaduto che:
– il tuo Principe sfoderasse in dono tanta saggezza e coraggio misto a pazienza che Obi Wan Kenobi lo sta ancora supplicando per un corso di aggiornamento
– tua madre indossasse un nuovo sorriso quieto e rassicurante da far impallidire il Budda
– tua sorella cacciasse fuori dalla borsetta un armamentario di spazzole e trucchi che se lo sogna persino Nausicaa, e con “esso armamentario” facesse tornare sul tuo viso e la tua chioma arruffata lo scintillio da femmina che da sempre hai.

In questo bizzarro mix di divinità e archetipi, io boh, non lo so, credo di poter dire che Ermes fosse con me, perché ho trovato le parole giuste da dirti, Demetra è stata inesorabile, efficace e giusta come una freccia di Apollo (scambio di favori fra dei oggi), Atena (cui si era scassata l’auto, ma questa è un’altra storia), osservava dall’alto lo svolgersi della giornata che aveva provveduto a tessere il giorno prima, e infine Persefone (che dalla Spagna ci mandava l’estate) si assicurava ogni istante che la felicità fosse tra noi.

E poi è accaduta una cosa bellissima, la più bella di tutte:
hai detto che avevi voglia di vedere i tuoi FIGLI
e ti fidavi del loro coraggio
(non hai detto proprio così, era più uno “speriamo in bene, che non si spaventino”, ma ha funzionato alla grande).

Infatti qui, se permetti, è successo l’ineffabile, che proverò tuttavia a dirti: Colui che Non dev’esser Nominato (si, insomma, il tuo ex marito, valà) oggi è stato un grande, mi tocca ammetterlo. Smontando dal suo Frecciarossa preso al volo per una botta di culo (che quelli prima erano full/esaurito/tutto pieno), ha aperto quella porta e… tac:

eccolo comparire con i tuoi bimbi
che felici, sereni, pieni di vita, son volati tra le tue braccia
regalandoti la più profonda delle gioie.

E lui, il tuo ex consorte (che oggi mi sta simpatico e mi pare quasi un brav’uomo), come per incanto, non aveva più orrore del dolore e timore degli incontri e sì, anche lui con coraggio, era acanto a te, al tuo Principe, ai tuoi figli, alla tua famiglia archetipicamente e divinamente bizzarra. Insomma…
C’era AMORE. AMORE VERO.

NOTA A MARGINE: Oggi ho avuto la prova che tutti gli esseri umani sono perfetti se fanno quello che possono e sanno fare, se lo fanno col cuore, con coraggio, con amore. Ognuno il proprio pezzo. E con tutti i pezzi che abbiamo messo insieme oggi, direi che abbiamo fatto un puzzle fantastico, di quelli che li guardi e tiri moccoli perché li hai fatti sul tavolo della cucina e non vorresti più smontarli ma la cena è pronta. Pronta come questo post sconclusionato, scritto senza prender fiato, per raccontarti con parole variopinte e strambe quanto ti amiamo e quanto oggi siamo stati fieri di essere parte di te.
Tua Afrodite

Sogni per una primavera che verrà…

Sei qui a pochi passi da me, io da mio padre, tu a casa tua.
Ma oggi no, oggi proprio non te la senti, hai un po’ di febbre e sei stanca, l’ultima chemio è stata una gran rottura di palle.
E così ti lascio tranquilla, ti verrò a trovare la prossima volta.
Ti faccio una proposta però: ti va se ti racconto i miei sogni?

Sogno una casa tutta per me, non troppo grande, ma nemmeno piccola. Una casa con un bel giardino e qualche portico ruspante. Il prato, gli alberi, un campo dove lasciar liberi i pony che regalerò alle mie figlie. La casa ha i muri rosso aranciato, le persiane marroni e un grande portone. I pavimenti in cotto e legno. Una stufa. Tanti tappeti. Un muro di libri e comode poltrone, ognuna diversa dall’altra. In cucina un acquaio di pietra e un vecchio frigo accanto a una cucina a gas immensa e in sala un tavolo magico che si allunga all’infinito. Entra il sole, il sole tagliente dell’inverno, che non scalda ma mette allegria. E’ inverno. Ma presto sarà primavera. Ogni stanza ha due letti veri e tanti altri da inventare. Sono tutti per noi, per te, per i tuoi figli, per le mie figlie, per le nostre amiche e i loro figli. C’è un impianto stereo piccolo ma potente e la musica ci avvolge mentre tutte insieme cuciniamo. Cuciniamo, ridiamo, chiacchieriamo, ci prendiamo in giro. I nostri figli giocano, litigano, giocano ancora, corrono, scoprono mondi e fanno amicizia fra loro. Alla sera ci sediamo davanti alla stufa, io ti avvolgo con una coperta le spalle e poi ci passiamo cento coperte per avvolgerci tutte e cinque e scaldarci insieme il cuore. Scaldarci il cuore e curarci le ferite. Scaldarci il cuore e progettare insieme una nuova giornata. Scaldarci il cuore e dire che nulla ci fermerà. Tutte cinque insieme. In una casa non troppo grande ma nemmeno piccola. In una casa che non c’è ancora (perché tu sai di cosa parlo), ma ci sarà. Ora è inverno. Ma ti aspetto in primavera.

Tua Afrodite

Sto imparando a correre col cuore…

E’ passato un po’ di tempo… Ci voleva un po’ di silenzio… Sto vivendo una vita apparentemente normale. ‘Faccio’ la sana… ma nulla e’ ‘normale’.
Dai momenti più bui di quest’estate sono passata ad una sorta di benessere un po’ reale e un po’ fittizio in cui, di sicuro, non sono più alle prese con il malessere di mesi fa ma, al contempo, non sto bene… Il tumore c’è ancora… Dagli ultimi esami pare si sia fermato ma è ancora lì, ampio e avvinghiato felice ai miei dotti biliari…

Il casino è che, stando meglio, vorrei fare mille cose, vorrei fare le cose di sempre, tutte… Soprattutto rispetto al lavoro… A tratti, mi sento la sfigata che arranca dietro… E tutti, dalla finestra da cui guardo, hanno le gambe più lunghe delle mie e arrivano prima.
Per forza.
In questa fase, ci sono giorni in cui mi sento indietro… Che rimarrò sempre più indietro e non ci sarà più spazio per me quando starò meglio…
Quando mi piglia cosi sto davvero male…

E poi… E poi… Ci sono momenti in cui mi scordo addirittura di avere il tumore. Come se le parestesie, le orecchie ancora un po’ tappate, il sapore di metallo in bocca, la stanchezza e altre cosucce di contorno, fossero parte di me… Come se fosse tutto normale.

…Se non ci penso, funziona. Quando ci penso, mi terrorizzo.

Salutare i miei bimbi prima di una chemio mi devasta. Mi vengono mille paure… Mi viene UNA PAURA. Quella che mi sbatte in faccia che sto combattendo la morte. La sera prima della chemio tutta questa finta normalità scompare e torna in primo piano la realtà. Sto facendo del mio meglio per averla vinta, ma il mio avversario è tosto e la strada è davvero lunga.

In questo momento sto facendo la chemio. Domani a pranzo dovrei aver finito. Dopo la mia parentesi nella SPA potrò tornare a fare la finta sana.

A vedermi sembro in forma! Anzi, il cortisone non fa che rendermi bella tonda e rubiconda. …la faccia della salute!!!! Che inculata!!!!
In tutta sincerità, io mi trovo orribile. Non è facile vedermi e sentirmi cosi gommosa… Un po’ narcisa lo sono… Anche più di un po’… E’ ridicolo e capisco bene quanto poco possa – e debba – essere importante nelle condizioni in cui sono, ma è bene essere sinceri. Mi scoccia da morire questo attacco alla mia bellezza. Non che sia mai stata chissaché e non che la bellezza abbia avuto mai un gran valore per me ma vedermi un po’ sfigurata, a tratti, mi spiace davvero… Mi rende ancora più pesante quello che sto vivendo… Soprattutto adesso che, stando meglio, mi rendo più conto di tutto e gli do molto peso…
Stare meglio è stupendo… Non fraintendetemi… E’ solo che, per certi versi, è davvero un casino.
Sono troppo lucida e consapevole di quanto sta accadendo e della strada da fare ancora. Conto i giorni, i passi e fatico a stare nell’attesa e nella pazienza che mi impone il tumore…

Fatico a trasformare i messaggi di malattia in messaggi di vita. Ma è importante impari a farlo per far sì che il mio tumore non abbia più ragione di esistere
Leggi i segni…
Leggi i segnali…
Camminare per me è sempre stato un atto da compiere in corsa. Il camminare aveva come unico scopo il portarmi da una parte ad un altra, nel minor tempo possibile. Da quando sono malata, andare veloce è impossibile. 
I primi tempi, se ero con qualcuno che lo faceva, dicevo: scusami, vai più piano, non riesco ad andare così veloce, sono stanca.
Adesso posso dire: sono stanca di correre, perciò vado con calma. Sto imparando a camminare con il cuore. Non più con la testa. 
Ecco un segno, ecco una trasformazione.

Il mio tumore, così aggrappato ai dotti, mi ha fatto pensare ad una bimba piccola aggrappata alla sua mamma (nulla di strettamente personale…;-)!)… Quel pezzo è lì… Quel pezzo ricorda tante cose… Quel pezzo va ascoltato.
E se è lì è perché ha ancora un gran bisogno di vicinanza, contatto, intimità, amore profondo, scambio… Ho trascurato spesso tutto ciò.
Ho avuto sempre bellissime amicizie ma frequentate, sentite e condivise con sempre meno spazio. Travolta da impegni, doveri, scadenze, obblighi… Per fare la ‘brava’ ho ribaltato la mia personale scala della vita, senza accorgermene! Ho posticipato e rimandato sempre più la relazione rispetto al fare cose, ovviamente, per bene. Perché guai a farle male e guai a farle dopo. Come se il mio valore e il mio spessore dipendessero da questo.
Ecco un altro segno, un altro segnale… Un’altra visione per amare e ringraziare Coso. E’ venuto a ricordarmi che se continuavo così, ne sarei morta.
E allora ho da rivedere e sistemare i pioli della scala. Ripredermi il mio valore partendo dallo scambio profondo. Dall’esserci in quanto persona senza medagliette da rincorrere o da appormi in bella vista per far sì che l’altro possa vedermi e considerarmi.
Così la vita è anche meno faticosa!
E la pazienza che mi impone Coso si trasforma in tempo per stare, per condividere, per pensare.
Un pensiero libero.
Vostra Artemide

Bimbi miei, vi riempirò di baci!

di Artemide
Ci siamo quasi! Che emozione! Domani riabbraccerò i miei bimbi che non vedo da 20 giorni! Mi sono mancati da morire e non vedo l’ora di riempirli di baci. Rimarranno poco visto che per il mio ex marito ci sono grosse probabilità che il mio tumore al fegato sia estremamente contagioso… Non lo si dice apertamente ma, si sa, le voci girano… Eh già… Comuque sia, domani li rivedrò. E questa è la cosa importante!

Ieri mi sono catapultata a fare capelli, mani, piedi… Mi sono tirata a lucido come la prima uscita a cena con uno bello guaglione! Un fiorellino da cogliere! Non vedo l’ora di aprire la porta di casa e vedere le loro faccine gioiose!

Loro non sanno che lo so, in questo devo dare atto al mio ex marito che sta trasformando questo incontro in una sorpresa, un gioco, qualcosa di cui divertirsi. Ogni tanto qualche merito ce l’ha anche lui, valà. Per quanto riesca a rendersi detestabile il suo lato giocoso è la parte bella, che sa esprimere con i figli.

Da qualche giorno i due cuccioli mi dicono (deliberatamente e amorosamente mentendo) che domani andranno a Malta. Mi hanno descritto l’isola, il mare, le specialità. Manco dovessero vendermi un pacchetto vacanze! Che forza! E, invece, domani verranno qui pensando che io non ne sappia nulla!

Che magnifica avventura! Che magnifico mondo! Che bella la vita!

Vostra Artemide

Ops, m’ero scordata le mestruazioni!

E chi se lo ricordava che, in quanto normo-femmina, ogni mese mi tocca anche il ciclo! Con tutto il casino che c’è stato finora, non sapevo nenche più ci fosse quella parte del corpo!
La consueta sveglia all’alba oggi mi era sembrata una fucilata! Mille dolori e fiacchezze e un cerchio alla testa che Mafalda non solo avrebbe pensato l’avessero fatta santa, ma anche papessa. E, giusto mentre stavano per arrivare i medici per il giro visite, ho scoperto che anche questo mese le mie ovaie avevano fatto il loro dovere.
In pigiamino e coordinato intimo bianco candido, la mia solita passeggiatina in bagno (di regola, una ogni mezzora, visto quanto mi fanno bere) e… il panico! Occhi pallati di fronte al disastro senza uno straccio di assorbente per arginare il danno!
Dopo aver srotolato metri di carta igienica e riempito la mutanda assassina sono corsa a chiedere aiuto. Immaginate per un attimo con quale scatto felino posso essermi precipitata alla ricerca di una soluzione: nello slancio era inclusa una mutanda imbottita, la fiacchezza e il cigolante carrellino della flebo attaccato al braccio!!!!
L’unico disponibile  era, ovviamente, un uomo. Un infermiere, con anche qualche piccola difficoltà nel comprendere il problema… Problema pressoché irrisolvibile perché in un reparto di chirurgia gli unici assorbenti disponibili sono i pannoloni per incontinenti. Manco morta! Piuttosto mi sarei piazzata una federa tra le cosce!
Ma i super poteri delle Dee hanno dato i loro frutti! Santa Atena è giunta in soccorso sul più bello! E lei, lei sì, con scatto felino, è corsa a comprarmi assorbenti in quantità… A quelli si sono poi aggiunti quelli procurati da mia madre a da chiunque l’avesse saputo. Bene, adesso posso onorare le mie tanto ligie ovavie e scatenarmi nel fare cambi all’infinito. Possiedo assorbenti per il prossimo quinquennio! Verso la menopausa e oltre!

Oggi resta comunque una bellissima giornata! Mi hanno mandata a casa! E adesso attendiamo i risultati della biopsia per passare alla fase B! Chemio a volontà!

Chiudo con una piccola chicca: il mio ex marito, dopo le tante chiamate di amici e parenti per convincerlo a farlo, si è dunque attivato per portarmi i bimbi. Rimarrà due giorni… Si vede che ha paura che il mio tumore sia contagioso… Ma soprattutto ci ha tenuto a dirmi che – testuali parole – ‘lo scherzo’ gli e’ costato ben 1400 euro!

Che dire… Viva la vita e viva la gnocca!
Vostra Artemide

Le cose che hai fatto oggi con me

Oggi ho preparato la colazione poi la borsa sportiva delle mie figlie, ci ho messo dentro i pantaloni e gli stivali da equitazione, il cambio per la piscina, la crema solare, le scarpe da ginnastica, le ciabatte da doccia, gli asciugamani, i cap e i paraschiena, due bottigliette d’acqua e gli occhialetti per andar sott’acqua, e non ho dimenticato nulla (perché sono bionda, ma finta bionda). Poi ho guidato tra le colline portando a destinazione figlie e borse sportive (nessuno e niente è stato dimenticato per strada).

Oggi ho sentito miagolare uno dei miei gatti, l’ho chiamato a me e ho visto che tra i denti stringeva un topo. Ho urlato “uh, bravo, che schifo”, ho preso la paletta e, chiedendo scusa al gatto, ho raccolto il topo e l’ho catapultato nel campo dei vicini. Tanto nessuno chiamerà i Ris per capire la dinamica del delitto.
Oggi ho fatto la revisione di un testo di psichiatria rendendolo comprensibile ai comuni mortali e l’ho inviato via email al referente, chiedendo scusa per le due settimane di ritardo, ma avevo altri pensieri più importanti e scusami ma va così.
Oggi mi sono riempita il labbro superiore di crema antivirale, perché son giorni complicati e io tengo duro ma il mio corpo vuole dire qualche cosa anche lui e allora mi regala un herpes labiale degno di un film horror.
Oggi ho girato la provincia per cercare fiori finti da mettere nei capelli di un’attrice. E li ho trovati.

Oggi ho chattato con mio marito mentre faceva le infusioni all’Istituto europeo di Oncologia e ho pensato che è bravo e sono fiera di lui, soprattutto perché poi è andato a sentire con entusiasmo la conferenza di un fotografo.

Oggi ho cucinato un fantastico pollo al cocco e curry e non l’ho nemmeno bruciato (perché sono bionda, ma bionda per finta). Ho nutrito le figlie col pollo. E poi due gatti con i croccantini, un gatto con la scatoletta di umido e due cani con il pastone. Ho dato acqua a tutti. A me anche anche prosecco.

Oggi ho ascoltato le mie figlie entusiaste per aver galoppato e saltato i loro primi ostacoli.
Oggi ho parlato d’amore, di sogni, sesso, speranze e progetti impossibili. L’ho fatto con il cuore e senza rimpianti. Soprattutto con dolcezza.

Oggi ti ho portata tutto il tempo con me.
Tua Afrodite

Elogio del dito medio

Oggi. Oggi sono partita all’alba per venirti a trovare al letto 45. Ho salutato cani, gatti, figlie, marito, colline, prati e via: ho messo in moto il mio bolide trasudante aria condizionata di prima qualità e l’ho puntato alla volta del casello A7 di Portamiamilano. Mentre tu eri lì, al fresco della stanza 18, tuttavia io stavo ancora incolonnata sulla Milano-Genova, intoppata per errore di valutazione nella stupida bolgia di quelli che fanno le partenze intelligenti e tornano dal mare il lunedì mattina. Pensavo di arrivare da te alle 8.30, invece sono arrivata alle 9.45.
Ma la vita riserva sempre dettagli interessanti, basta saperli decifrare. Così grande soddisfazione durante il viaggio è stata poter alzare catarticamente il dito medio in faccia a un pirla. Uno che, mentre in corsia di sorpasso viaggiavamo tutti a 30 all’ora, mi ha fatto i fari perché aveva fretta. Mi sono freddamente spostata nella corsia centrale (quella dei 10 all’ora): la scena è passata in modalità rallenty. Quindi ho colpito. Un dito medio perfetto, tutti i muscoli delle dita della mano sinistra ben piegati, stretti, compatti, uniti: tutti a dar forza a quell’unico, coraggioso dito medio che, eretto con vigore, esprimeva in linguaggio analogico il miglior “vaffanculo” della mia vita. Vaffanculo a te, arrogante automobilista, e vaffanculo a chi pensa di fermarci. Noi, te. Te, noi.

Io quel pirla lo ringrazio, perché mi ha fatto sentire bene, mi ha fatto sentire reattiva, mi ha fatto sentire che da ora in poi nessuno ci metterà in un angolo. Siamo in cinque, come le dita di una mano e, con rispetto parlando, tu svetti come il medio.
Tua Afrodite