La vita senza. E un telefono che non squilla.

È arrivato il momento amica mia, sono settimane, mesi che voglio scriverti ma stasera lo faccio. Lo sto facendo. Lo faccio, sì che lo faccio.

Sempre più spesso alla sera mi viene da telefonarti, dura una frazione di secondo, il lampo di un desiderio irrealizzabile, l’attimo di un’abitudine che pensavo si dissolvesse col tempo. Invece si fa sempre più persistente, più impellente, non passa, non va via. Aumenta, ritorna. La tua mancanza, che doveva assopirsi col tempo e nel tempo, si fa più urlante, acuta, si fa presenza ingombrante e dolce.

Ti ho sognato. Un sogno pazzesco, senza eguali per me. Salivi le scale di casa mia, andavi verso la camera delle mie figlie. Io da sotto ti osservavo salire, eri di schiena. E sapevo che eri morta, sapevo che gli altri sapevano, sapevo che solo io avrei potuto parlare con te passando per malinconica visionaria. Quando ti sei voltata a guardarmi, tu in alto, io in basso, come sempre, ho sentito un tuffo al cuore. Eri morta eppure eri davanti a me. Mi hai fatto un sorriso appena accennato, alzando il sopracciglio. Eri tu, e sapevi di essere morta. Ti ho seguito fin su e ci siamo sdraiate una accanto all’altra a cavallo dei due letti delle bimbe, sorelle loro sorelle noi. Eri stanca e io tremante. Forse mi hai parlato e forse ti ho parlato, non ricordo. Poi mi sono svegliata

Ti ho incontrato nei sogni. E c’eri per davvero.

Manchi sempre più.

Sai, si stanno realizzando tutte quelle cose della vita che avevamo pensato e sognato insieme, tutti i fatti faticosi, faticosi fatti, per cui ci siamo arrovellate, parlate, ascoltate, tutte le gioie e le soddisfazioni, tutte le paure e i presagi. Tutto arriva, tutto si fa concreto. E io mi sento monca. Mi sono separata tanto tempo fa ormai e sto crescendo le mie figlie, figlie dell’amore e  dei turni, senza te e i tuoi figli accanto. Dovevamo condividere weekend da mamme separate e weekend da donne senza figli, dovevamo progettare vacanze nido e vacanze libertà. E invece vado avanti senza te.

Non da sola, mi hai lasciato molti affetti in eredità, ogni giorno ti sono grata tra la meraviglia e la dolcezza per tutti gli affetti e le occasioni che mi hai lasciato in eredità.

Ma vado avanti senza te. Dovevamo brindare a nuovi lavori e condividere punti di vista, supervisioni, progetti insieme. Invece vado avanti da sola, con altre splendide donne ma senza te. Dovevamo dovevamo dovevamo. Invece no.

Attorno a me la gente giovane si ammala e spesso muore, molto moltissimo si ammala e chissà… E io che non avevo mai pensato alla morte frettolosa ora tremo allo specchio. Non posso, non posso, non posso. Ho figlie troppo piccole, come i figli tuoi. Io non posso. Non voglio. Mi sto dicendo che tremare non serve a nulla, serve vivere pensando di vivere. E stop. Eppure la mia vita, la mia percezione della vita, del corpo, dei sogni, degli alberi, del vento, dei figli, la mia percezione di tutto è cambiata.

Mi  hai reso vecchia amica mia.

Sono passati quasi due anni tesoro, ma a me sembra di aver vissuto vent’anni in un secondo. Vent’anni di esperienze dure e bellissime, vent’anni di dolore e soddisfazioni, vent’anni di esperienza condensati in un respiro. Il tuo, che non c’è più, e il mio, che mangia aria e sigarette cercando di seminare vent’anni in un secondo, lasciare piccole tracce a chi amo, esserci sempre e per sempre. È un’ossessione la mia, me ne rendo perfettamente conto. Ma che ci posso fare se ho sfiorato la morte quando non me l’aspettavo? E che posso farci se lei continua a sfiorare me?

E io che faccio? Vado avanti a testa bassa, stringo i denti e un po’ tocco ferro, cerco di non disperdere le occasioni. Il tempo è prezioso, lo dedico con tutta me stessa alle mie figlie, cerco di non sprecare attimi in cose inutili, mi ostino a coltivare la presenza e la qualità. E cerco di darla, questa presenza buona, a tutte le persone che amo, che siano amore, affetto immenso o amicizia.

Mi sento affaticata amica mia. E spaventata, amica mia. E affannata. E felice di essere qui, in questo mondo. Io si, io ancora.

E tu sei con me, silenziosa, con uno sguardo, con una parola, sei con me con il tuo aiuto costante, i tuoi consigli. E a volte discutiamo, litighiamo, ti mando a quel paese e tu ci mandi me.

Eppure…

Eppure non è giusto, non va bene. Dovevamo condividere la vita nuova, invece no. Dovevamo condividere le vacanze, invece no. Dovevamo condividere ancora risate, pianti, consigli e chiacchire. Litigi e discussioni. Invece no, invece marcio da sola. Circondata da un mare di amore e persone speciali, donne e uomini. Riscopro l’anima di chi ho lasciato e di chi ho considerato nemico, riscopro le mie debolezze e le mie forze. Mi metto in discussione e capisco i miei errori. Cresco. Vivo. Ma marcio senza te. Da sola.

E ora che avrei avuto il tempo di stare ore al telefono con te, tu non rispondi. E non posso nemmeno lasciarti un messaggio.

O forse sì…

Ci sentiamo domani. O quando puoi.

Saida o Afrodite

 

Una giornata perfetta

Che giornata ragazze! Che giornata PERFETTA! Perfetta, sì, perfetta. Nonostante l’ansia, la paura, il dolore e i pensieri tosti che ci hanno avvolto in questi giorni di feste. Una giornata proprio “al contrario” di come poteva andare.

Ecco, insomma, cara Artemide, te lo dobbiamo dire: ieri avevi la febbre così alta, ma così alta, che i dottori iniziavano a sbatter la testa per capire cosa fare… E insomma, ieri eravamo tutte e tutti così in ansia… Credo che nessuno abbia dormito… E, se qualcuno ha dormito, ha sognato che ti passasse quella terribile febbre che ti durava da troppi giorni… Al mattino tutti lì ad aspettare notizie… E tutti, ne sono convinta, al mattino abbiamo pensato che l’unico posto dove potessimo essere fosse accanto a te, per sentirci meglio, credo… E mentre noi correvamo da te, fino a noi correva la notizia che la febbre, ecco sì, quella febbre, forse, forse ma forse, forse se n’era andata, che la febbre, sì, la febbre, non c’era più!

Così, senza metterci d’accordo, oggi è stato un giorno di festa, il più bello di tutte queste feste, l’unico bello davvero: ci siamo scambiati baci, risate, cappotti e borsette, battute e sorrisi attorno al tuo letto nella tua Spa a venti stelle. E tu la febbre non l’avevi più, e te lo dico, eri bella coi tuoi sorrisi e gli occhi azzurri non più stanchi e le risate di gusto e le tue battute al vetriolo. Bella da impazzire. E ci hai fatto ridere, tanto. Ci hai dato i tuoi preziosi pareri su tutto, piccole e grandi rogne della vita, pettinature, avvocati, mariti e figli.

Credo, inoltre, che oggi la Spa abbia battuto il RECORD di numero di presenze per metro quadro in un’unica stanza, perché abbiamo occupato tutte le sedie, i divani e il letto, scippando sedie anche alla saletta comune fino a creare un assembramento vociante tipo Ferragosto a Barletta ma senza lasagne al forno (che per esser milanesi va’ che è un passo avanti importante eh!).

Dev’esser successa, peraltro, una MAGIA, credo: non solo noi divinissime dall’occhiaia prominente abbiamo unito i nostri superpoteri, ma nuovi superpoteri sono comparsi ad altri comuni mortali. Tutto merito del tuo amore, che ci unisce, ne sono sicura. Sembrava di stare sull’Olimpo a un banchetto di nozze (stavolta pure con le lasagne).

Così è accaduto che:
– il tuo Principe sfoderasse in dono tanta saggezza e coraggio misto a pazienza che Obi Wan Kenobi lo sta ancora supplicando per un corso di aggiornamento
– tua madre indossasse un nuovo sorriso quieto e rassicurante da far impallidire il Budda
– tua sorella cacciasse fuori dalla borsetta un armamentario di spazzole e trucchi che se lo sogna persino Nausicaa, e con “esso armamentario” facesse tornare sul tuo viso e la tua chioma arruffata lo scintillio da femmina che da sempre hai.

In questo bizzarro mix di divinità e archetipi, io boh, non lo so, credo di poter dire che Ermes fosse con me, perché ho trovato le parole giuste da dirti, Demetra è stata inesorabile, efficace e giusta come una freccia di Apollo (scambio di favori fra dei oggi), Atena (cui si era scassata l’auto, ma questa è un’altra storia), osservava dall’alto lo svolgersi della giornata che aveva provveduto a tessere il giorno prima, e infine Persefone (che dalla Spagna ci mandava l’estate) si assicurava ogni istante che la felicità fosse tra noi.

E poi è accaduta una cosa bellissima, la più bella di tutte:
hai detto che avevi voglia di vedere i tuoi FIGLI
e ti fidavi del loro coraggio
(non hai detto proprio così, era più uno “speriamo in bene, che non si spaventino”, ma ha funzionato alla grande).

Infatti qui, se permetti, è successo l’ineffabile, che proverò tuttavia a dirti: Colui che Non dev’esser Nominato (si, insomma, il tuo ex marito, valà) oggi è stato un grande, mi tocca ammetterlo. Smontando dal suo Frecciarossa preso al volo per una botta di culo (che quelli prima erano full/esaurito/tutto pieno), ha aperto quella porta e… tac:

eccolo comparire con i tuoi bimbi
che felici, sereni, pieni di vita, son volati tra le tue braccia
regalandoti la più profonda delle gioie.

E lui, il tuo ex consorte (che oggi mi sta simpatico e mi pare quasi un brav’uomo), come per incanto, non aveva più orrore del dolore e timore degli incontri e sì, anche lui con coraggio, era acanto a te, al tuo Principe, ai tuoi figli, alla tua famiglia archetipicamente e divinamente bizzarra. Insomma…
C’era AMORE. AMORE VERO.

NOTA A MARGINE: Oggi ho avuto la prova che tutti gli esseri umani sono perfetti se fanno quello che possono e sanno fare, se lo fanno col cuore, con coraggio, con amore. Ognuno il proprio pezzo. E con tutti i pezzi che abbiamo messo insieme oggi, direi che abbiamo fatto un puzzle fantastico, di quelli che li guardi e tiri moccoli perché li hai fatti sul tavolo della cucina e non vorresti più smontarli ma la cena è pronta. Pronta come questo post sconclusionato, scritto senza prender fiato, per raccontarti con parole variopinte e strambe quanto ti amiamo e quanto oggi siamo stati fieri di essere parte di te.
Tua Afrodite

Sogni per una primavera che verrà…

Sei qui a pochi passi da me, io da mio padre, tu a casa tua.
Ma oggi no, oggi proprio non te la senti, hai un po’ di febbre e sei stanca, l’ultima chemio è stata una gran rottura di palle.
E così ti lascio tranquilla, ti verrò a trovare la prossima volta.
Ti faccio una proposta però: ti va se ti racconto i miei sogni?

Sogno una casa tutta per me, non troppo grande, ma nemmeno piccola. Una casa con un bel giardino e qualche portico ruspante. Il prato, gli alberi, un campo dove lasciar liberi i pony che regalerò alle mie figlie. La casa ha i muri rosso aranciato, le persiane marroni e un grande portone. I pavimenti in cotto e legno. Una stufa. Tanti tappeti. Un muro di libri e comode poltrone, ognuna diversa dall’altra. In cucina un acquaio di pietra e un vecchio frigo accanto a una cucina a gas immensa e in sala un tavolo magico che si allunga all’infinito. Entra il sole, il sole tagliente dell’inverno, che non scalda ma mette allegria. E’ inverno. Ma presto sarà primavera. Ogni stanza ha due letti veri e tanti altri da inventare. Sono tutti per noi, per te, per i tuoi figli, per le mie figlie, per le nostre amiche e i loro figli. C’è un impianto stereo piccolo ma potente e la musica ci avvolge mentre tutte insieme cuciniamo. Cuciniamo, ridiamo, chiacchieriamo, ci prendiamo in giro. I nostri figli giocano, litigano, giocano ancora, corrono, scoprono mondi e fanno amicizia fra loro. Alla sera ci sediamo davanti alla stufa, io ti avvolgo con una coperta le spalle e poi ci passiamo cento coperte per avvolgerci tutte e cinque e scaldarci insieme il cuore. Scaldarci il cuore e curarci le ferite. Scaldarci il cuore e progettare insieme una nuova giornata. Scaldarci il cuore e dire che nulla ci fermerà. Tutte cinque insieme. In una casa non troppo grande ma nemmeno piccola. In una casa che non c’è ancora (perché tu sai di cosa parlo), ma ci sarà. Ora è inverno. Ma ti aspetto in primavera.

Tua Afrodite

Riflessioni attorno a un fegato ferito

Ci sono diverse lesioni su tutto l’organo

Si, me l’hanno descritto pressapoco così.

Me lo sono immaginato come se avesse ricevuto tante pugnalate… E, in un certo qual modo, penso proprio sia andata così. Penso di sapere da dove far partire tutto ciò. Forse anche da molto lontano. Ma, di sicuro, gli ultimi anni sono stati quelli decisivi. Anni in cui so di aver vissuto scissa. Scissa in una dimensione in cui la mia vita si divideva nettamente tra l’esterno e quello che accadeva in casa.

Fuori c’erano la gioia, i bimbi, gli amici, il lavoro, con tante soddisfazioni e novità. Raccoglievo dei frutti importanti sotto tanti punti di vista e mi sentivo felice per le mie conquiste. In casa, o meglio, con il mio ex marito, invece, le cose andavano malissimo. Da tempo. Una parte di me soffriva ogni giorno, se ne disperava ogni giorno, senza trovare una soluzione, un appiglio, un modo per cambiare direzione.

Nonostante i miei mille tentativi sembrava non ci fosse via d’uscita. La mia ostinazione mi ha fatta ammalare. Avrei dovuto fermarmi prima. Avrei dovuto comprendere prima che non valeva la pena farsi così male. Nonostante i figli. Sì. Nonostante e a prescindere. Quando va male in un matrimonio con i figli, li si fa diventare la scusa per non muovere un passo. Incatenati ai sensi di colpa del dover far pagare loro gli errori di adulti, che non sono in grado di essere tali. Anch’io li ho usati per fermarmi, per placarmi ma, soprattutto, per proteggermi perché avevo paura di agire. Paura di chiudere. Paura di quello che sarebbe stato. Avessi potuto vedere un poco più in là del mio naso avrei capito che poteva andare meglio solo separandomi. Che sarei tornata ad essere Una e non divisa tra due mondi lontani anni luce. Che avrei di nuovo provato gioia profonda e serenità. Che il mio cervello e le mie viscere si sarebbero finalmente liberate e alleggerite di quel pesante fardello e quell’incessante rumore di fondo dei pensieri di chi non ce la fa più a stare in una situazione, ma si sta imponendo di farlo per paura, per vigliaccheria e per il quieto vivere di chissà chi.

Ma non potevo saperlo.

Alla fine, è andata. Ce l’ho fatta a chiudere. Ce l’ho fatta a combattere ancora, e tanto. Anche per chiudere. E, di questo, sono infinitamente felice e orgogliosa! Ma, ormai, il danno era evidentemente fatto. E adesso il mio corpo è venuto a ricordarmelo. Ho lasciato che mi venisse fatto troppo male. Mi sono fatta troppo male. Ho fatto, a mia volta, troppo male. E adesso quelle pugnalate sono anche visibili. Visibili anche dai medici che guardano il mio fegato. Pugnalate inferte con rabbia e disperazione. Quello che ho vissuto. Quello che ho lasciato che accadesse.

Non me ne faccio una colpa. Sia ben inteso. Ma voglio aver chiaro cosa è successo. Voglio aver chiara la mia parte di responsabilita’ in tutto cio’. Per tenerne conto e partire da qui per andare oltre. Sanando queste ferite. Ricucendo. Scacciando. Ripulendo. Pur facendo tesoro di quanto è successo. Una dura e amara lezione di vita. Che nessuno dovrebbe arrivare a vivere ma, evidentemente, necessaria per chi, come me, è capace di tollerare ‘troppo’ e ha da imparare a fermarsi e a fermare prima chi va oltre.

Il mio corpo non dimentica.
Io non dimentico.
Io non offro più il fianco per un’altra pugnalata. Anche fosse solo indulgere nell’ipocrisia del momento.

E il Fegato ringrazia.

Ops, m’ero scordata le mestruazioni!

E chi se lo ricordava che, in quanto normo-femmina, ogni mese mi tocca anche il ciclo! Con tutto il casino che c’è stato finora, non sapevo nenche più ci fosse quella parte del corpo!
La consueta sveglia all’alba oggi mi era sembrata una fucilata! Mille dolori e fiacchezze e un cerchio alla testa che Mafalda non solo avrebbe pensato l’avessero fatta santa, ma anche papessa. E, giusto mentre stavano per arrivare i medici per il giro visite, ho scoperto che anche questo mese le mie ovaie avevano fatto il loro dovere.
In pigiamino e coordinato intimo bianco candido, la mia solita passeggiatina in bagno (di regola, una ogni mezzora, visto quanto mi fanno bere) e… il panico! Occhi pallati di fronte al disastro senza uno straccio di assorbente per arginare il danno!
Dopo aver srotolato metri di carta igienica e riempito la mutanda assassina sono corsa a chiedere aiuto. Immaginate per un attimo con quale scatto felino posso essermi precipitata alla ricerca di una soluzione: nello slancio era inclusa una mutanda imbottita, la fiacchezza e il cigolante carrellino della flebo attaccato al braccio!!!!
L’unico disponibile  era, ovviamente, un uomo. Un infermiere, con anche qualche piccola difficoltà nel comprendere il problema… Problema pressoché irrisolvibile perché in un reparto di chirurgia gli unici assorbenti disponibili sono i pannoloni per incontinenti. Manco morta! Piuttosto mi sarei piazzata una federa tra le cosce!
Ma i super poteri delle Dee hanno dato i loro frutti! Santa Atena è giunta in soccorso sul più bello! E lei, lei sì, con scatto felino, è corsa a comprarmi assorbenti in quantità… A quelli si sono poi aggiunti quelli procurati da mia madre a da chiunque l’avesse saputo. Bene, adesso posso onorare le mie tanto ligie ovavie e scatenarmi nel fare cambi all’infinito. Possiedo assorbenti per il prossimo quinquennio! Verso la menopausa e oltre!

Oggi resta comunque una bellissima giornata! Mi hanno mandata a casa! E adesso attendiamo i risultati della biopsia per passare alla fase B! Chemio a volontà!

Chiudo con una piccola chicca: il mio ex marito, dopo le tante chiamate di amici e parenti per convincerlo a farlo, si è dunque attivato per portarmi i bimbi. Rimarrà due giorni… Si vede che ha paura che il mio tumore sia contagioso… Ma soprattutto ci ha tenuto a dirmi che – testuali parole – ‘lo scherzo’ gli e’ costato ben 1400 euro!

Che dire… Viva la vita e viva la gnocca!
Vostra Artemide

Elogio della libertà (da futura single)

Sole, vento, acqua, cielo, ombrellone, sdraio: sono al mare. Sono talmente milanese che ho la pelle grigia. Sono qui con un’amica divina, sarebbe degna di far parte del nostro clan se fosse parte della nostra storia. È una sorella, vuole ciò che è meglio per me, mi guarda, mi fa la domanda, aspetta la risposta, riflette e poi mi dice quello che un’amica deve dire quando l’altra amica non vede o non considera quello che deve vedere. Io faccio  lo stesso con  lei. Mi ha invitata qui, a questo mare, al suo  paesello di origine, lei vive a Roma, lei si chiama S… È un sacco di tempo che voglio fartela conoscere amica mia di fegato, e vorrei che ci fosse anche lei, seduta lì sul tuo letto, a mangiare patatine dallo stesso sacchetto. È simpatica, generosa, affettuosa, come te, bella tesorina di fegato e come le donne divine, tue amiche, con cui mi hai messa in contatto. Mi ha invitata qui e, saggia com’è, mi ha sollecitata ad avviare la mia vita da mezza single. Lei sta dalla sua adulta mamma. Io, camera singola, colazione da sola, passeggiata a prendere il giornale, caffè e… mi fa strano, molto strano, ma me la godo. È mia questa vita? Dimmelo tu, è mia questa vita? Ma davvero mi posso permettere di esistere senza occuparmi di qualcuno? Posso pensare se preferisco fare il bagno ora o dopo il caffè? Se voglio stare distesa sulla sdraio o passeggiare sulla spiaggia? Faccio la doccia pensando solo a ciò che serve a me, ma davvero posso? Condivido il bagno con una signora, così mi ha detto la proprietaria della pensione Teresa, io la signora non l’ho ancora incontrata, forse non fa la cacca e non fa la doccia. In camera ci sono un bidè e un lavandino.  E ci sono io, sola, senza bimbi da accudire. Mi fa strano ma, tesoro mio, divine mie, mi piace.
Tua Demetra

(Biopsia fatta) E ora ti darò un nome…

Biopsia fatta! Per la cronaca, non fa male. A confronto, l’amniocentesi è davvero dolorosa. Certo, la fase dei preparativi te la potrebbero risparmiare… Con gran serenità, ti si parano davanti con pistole e pistolette, con aghi lunghi un avambraccio, alla Pulp Fiction… Difficile non vedere… Minchia! Ti pare che da lì a breve ti appenderanno in bacheca, con sotto la targetta col tuo nome! Vabbo’, è andata va’…
Ora si tratta di attendere il responso. Intendiamoci, che sia carcinoma pare non ci sia dubbio. Per carcinoma ho capito che si intende il tumore maligno. E fin qui, se di sfiga doveva andare, c’è andata tutta. Però bisogna capire di che carcinoma si tratta. Ciascuno ha il suo nome, le sue particolarità e le sue preferenze… E già, c’ha il suo carattere pure lui!

Sono pronta a conoscere il mio nemico! Sto stronzo che si è messo tra me e la mia felicità! Sto figlio di puttana che ha osato inserirsi nella mia vita per rovinarmela! Giusto adesso che le cose si stavano mettendo sempre meglio! Giusto adesso che, dopo anni di dolore in un matrimonio complesso e senza futuro, avevo ripreso in mano la mia serenità, la mia gioia, la mia pienezza!

Da due anni, avevo ripreso in mano la mia vita nella sua completezza, così come piace a me. Fatta di amore, amicizie, lavoro… Gioia… Già perché sono una persona a cui piace ridere, piace scherzare, piace affrontare la vita con il sorriso e poter ridere anche delle cose peggiori… C’è sempre un lato comico in tutto! E, secondo me, va sempre trovato perché è il modo migliore per poter affrontare anche la peggior cosa… Certo tra un po’ di mesi, verificheremo se questa è una buona strategia o se vada gettata nel cesso, come le mie inutili e ossessive precisioni!

Quindi, eccomi qui in attesa! 18esimo giorno di ospedale. Quasi non mi ricordo com’è fatta casa mia! Bah! In teoria dovrei uscire tra qualche giorno e attendere il responso in poltrona.

Non vedo l’ora di sapere chi è il mio nemico! Di conoscerlo in tutte le sue più piccole bruttezze e debolezze! Ce le avrà anche lui, ne sono certa! E sono pronta a tirargli i pugni e i calci più forti della mia vita! Non è la prima volta che devo combattere e non intendo tirarmi indietro! La vita mi ha fatto regali magnifici, in primis, i miei figli! Mai avrei pensato fosse così bello essere mamma! Ma mi ha regalato anche amici stupendi, amori importanti, tutti, anche se sono finiti, anche se non sono andati come avrei voluto, ma ci sono stati e hanno avuto un valore alto per me, per quella che ero e per quella che sono diventata, anche grazie a loro. Mi ha regalato un lavoro bellissimo, che amo e che mi impegno a fare con amore e passione, tutti i giorni. Perché credo in quello che faccio e perché credo che in tutti noi ci sia una luce divina, che deve solo trovare la via da cui uscire per illuminare il mondo.

Mi ha regalato gioie e dolori. Tutte cose importanti e fondamentali. Certo, per molte cose ho dovuto lottare parecchio. So cosa significhi. Forse nelle altre lotte, la battaglia era sempre per raggiungere qualcosa, per arrivare in un dove che mi ero prefissata… Questa volta, la lotta è contro qualcosa. Qualcosa che non ho ben chiaro cosa cazzo sia… ma qualcosa che c’è e non dovrebbe esserci perché se c’è lui, non posso esserci io!

Ecco è un po’ questo il senso. Sentire che qualcuno vuole prendersi il mio posto, la mia vita, vuole rubarmi il mio cazzo di trono conquistato a fatica e lo vuole fare senza fare il minimo sforzo! Come quelli che ti superano con nonchalance mentre sei in coda o quelli che ti fottono il posto auto mentre stai facendo manovra… E’ pressapoco quella roba lì… Che mi fa incazzare come una iena! Quindi, come iena di solito non ho nulla da invidiare ad altri. Quando ingrano la marcia non mollo l’acceleratore finché non arrivo al dunque. E così farò.

Non mi risparmierò in colpi bassi e aggressioni senza preavviso! Lo colpirò in faccia e di spalle! Lo butterò a terra! E mi riprenderò il mio cazzo di posto in prima fila! E che cazzo! Ci sono voluti anni per arrivarci e ‘mo sto stronzo me lo vuole fottere???

Ditegli che Artemide sa essere feroce con chi le reca offesa!

Ecco. Oggi mi sento così. Pronta e decisa. Determinata a non mollare. Finché non avrò la meglio. Ci saranno cedimenti. Me lo immagino. Per forza. E sarà in quei momenti, soprattutto in quei momenti, che avrò bisogno dei super poteri di tutti e che le mie amiche sorelle potranno metterli in gioco per fare da scudo, per proteggermi, per darmi ristoro prima di un’altra battaglia, ancora più dura ma ancora più vicina alla vittoria! So che sarà così. So che ci sarete. E so che, insieme, ce la faremo.
Vostra Artemide