La vita è bella, comunque… (Bowie, Decathlon e barbera)

Ciao stellina mia, mentre ti scrivo, uno dei miei tre gatti dorme sul cuscino accanto a me. Oggi è stata una giornata dignitosa. Finalmente il sole ha sbaragliato la nebbia e io sono più serena. Oggi ho fatto una Tac ai polmoni, un’ecocardio, un’eco al seno e la mammografia. Quando qualcuno che amo si ammala di cancro mi prende così, devo fare il check-up, che mi viene l’ipocondria. Tutto nella norma: praticamente mi hanno prescritto due ore happy hour al mese con le amiche. Stress. Mettici anche che sabato ho scritto un post su te e Bowie e il Duca Bianco/Ziggy Stardust/Starmen/Colonna sonora della nostra adolescenza dopo due giorni è: schiattato… Minimo una Tac ci sta tutta… Insonma, sorella mia, son giorni tosti, ma tu non molli: flebo di qua, apri di là, aspira di qui, cura di lì…

E insomma, nulla ancora è stato scritto: oggi mi dicono tu ti sia scofanata una santabarbara di verdure in pinzimonio e per domani hai chiesto la tartare di salmone. Sticazzi amica, che dio ti conservi l’anima da gourmet!

Intanto io oggi ti ho portato con me da Decathlon (lo so, non è un granché): con me hai fatto acquisti in saldo, compulsivi, e ci siamo portate a casa tre felpe con scollo a V (che non metterò mai), due felpe taglia 6 anni, due paia di shorts da aerobica taglia 6 e 5 anni più due barrette al cioccolato Ritter Sport che nel l’emergenza aiutano sempre. Con cotanto carico nel baule, ho fatto la cosa più bella: ho guidato fino a casa fra i prati verdissimi baciati dal sole (ascoltando Bowie a manetta, lo ammetto, ma non ho pianto). All’orizzonte le mie colline. E pure le Alpi imbiancate.

Stasera poi ero a casa sola con le bimbe. Cena svacco: sushi, avocado e barbera.

Ah, dimenticavo, un mio amico, (in realtà colui che mi ha venduto la sua cascina, una gran bella persona) che non ti conosce ma legge il blog, mi ha scritto parole dense per te. E stasera il mio marito-quasi-ex-marito ha meditato e pregato per te col suo gruppo buddista. Grazie. A lui, a loro. Pure se sono atea totale.

Mi piace la vita. Sorella. Mi piace vivere. Mi piace il sole che cura il dolore, le curve da fare troppo veloci e l’adrenalina da autovelox, mi piace il sorriso della commessa che mi dice davvero buona giornata e lo scritto inaspettato di un amico quasi virtuale . Mi piace sgommare tra le colline, ascoltate musica in auto, mangiare sushi fra Tanaro e Po. Amo le persone. Tanto. E i gatti e i cani. Soprattutto sul cuscino (diversamente da te, io, io non sono allergica). E le stelle che stasera brillano in cielo con una Stella Nera in più.

Manchi tu, però, coi tuoi bimbi che raccolgono le mie ciliegie. Ma mi piace la vita, sempre. Ma manchi tu. Sento però  che tra flebo, siringhe, tira e aspira, cuci di qua e taglia di là, forse un giorno ti riporto qua. E se non ti porto qua ti faccio ascoltare Starman. E balliamo e cantiamo nel cuore. Oggi, insomma, c’era il soe.

Tua folle Afrodite

Sogni per una primavera che verrà…

Sei qui a pochi passi da me, io da mio padre, tu a casa tua.
Ma oggi no, oggi proprio non te la senti, hai un po’ di febbre e sei stanca, l’ultima chemio è stata una gran rottura di palle.
E così ti lascio tranquilla, ti verrò a trovare la prossima volta.
Ti faccio una proposta però: ti va se ti racconto i miei sogni?

Sogno una casa tutta per me, non troppo grande, ma nemmeno piccola. Una casa con un bel giardino e qualche portico ruspante. Il prato, gli alberi, un campo dove lasciar liberi i pony che regalerò alle mie figlie. La casa ha i muri rosso aranciato, le persiane marroni e un grande portone. I pavimenti in cotto e legno. Una stufa. Tanti tappeti. Un muro di libri e comode poltrone, ognuna diversa dall’altra. In cucina un acquaio di pietra e un vecchio frigo accanto a una cucina a gas immensa e in sala un tavolo magico che si allunga all’infinito. Entra il sole, il sole tagliente dell’inverno, che non scalda ma mette allegria. E’ inverno. Ma presto sarà primavera. Ogni stanza ha due letti veri e tanti altri da inventare. Sono tutti per noi, per te, per i tuoi figli, per le mie figlie, per le nostre amiche e i loro figli. C’è un impianto stereo piccolo ma potente e la musica ci avvolge mentre tutte insieme cuciniamo. Cuciniamo, ridiamo, chiacchieriamo, ci prendiamo in giro. I nostri figli giocano, litigano, giocano ancora, corrono, scoprono mondi e fanno amicizia fra loro. Alla sera ci sediamo davanti alla stufa, io ti avvolgo con una coperta le spalle e poi ci passiamo cento coperte per avvolgerci tutte e cinque e scaldarci insieme il cuore. Scaldarci il cuore e curarci le ferite. Scaldarci il cuore e progettare insieme una nuova giornata. Scaldarci il cuore e dire che nulla ci fermerà. Tutte cinque insieme. In una casa non troppo grande ma nemmeno piccola. In una casa che non c’è ancora (perché tu sai di cosa parlo), ma ci sarà. Ora è inverno. Ma ti aspetto in primavera.

Tua Afrodite

Le cose che hai fatto oggi con me

Oggi ho preparato la colazione poi la borsa sportiva delle mie figlie, ci ho messo dentro i pantaloni e gli stivali da equitazione, il cambio per la piscina, la crema solare, le scarpe da ginnastica, le ciabatte da doccia, gli asciugamani, i cap e i paraschiena, due bottigliette d’acqua e gli occhialetti per andar sott’acqua, e non ho dimenticato nulla (perché sono bionda, ma finta bionda). Poi ho guidato tra le colline portando a destinazione figlie e borse sportive (nessuno e niente è stato dimenticato per strada).

Oggi ho sentito miagolare uno dei miei gatti, l’ho chiamato a me e ho visto che tra i denti stringeva un topo. Ho urlato “uh, bravo, che schifo”, ho preso la paletta e, chiedendo scusa al gatto, ho raccolto il topo e l’ho catapultato nel campo dei vicini. Tanto nessuno chiamerà i Ris per capire la dinamica del delitto.
Oggi ho fatto la revisione di un testo di psichiatria rendendolo comprensibile ai comuni mortali e l’ho inviato via email al referente, chiedendo scusa per le due settimane di ritardo, ma avevo altri pensieri più importanti e scusami ma va così.
Oggi mi sono riempita il labbro superiore di crema antivirale, perché son giorni complicati e io tengo duro ma il mio corpo vuole dire qualche cosa anche lui e allora mi regala un herpes labiale degno di un film horror.
Oggi ho girato la provincia per cercare fiori finti da mettere nei capelli di un’attrice. E li ho trovati.

Oggi ho chattato con mio marito mentre faceva le infusioni all’Istituto europeo di Oncologia e ho pensato che è bravo e sono fiera di lui, soprattutto perché poi è andato a sentire con entusiasmo la conferenza di un fotografo.

Oggi ho cucinato un fantastico pollo al cocco e curry e non l’ho nemmeno bruciato (perché sono bionda, ma bionda per finta). Ho nutrito le figlie col pollo. E poi due gatti con i croccantini, un gatto con la scatoletta di umido e due cani con il pastone. Ho dato acqua a tutti. A me anche anche prosecco.

Oggi ho ascoltato le mie figlie entusiaste per aver galoppato e saltato i loro primi ostacoli.
Oggi ho parlato d’amore, di sogni, sesso, speranze e progetti impossibili. L’ho fatto con il cuore e senza rimpianti. Soprattutto con dolcezza.

Oggi ti ho portata tutto il tempo con me.
Tua Afrodite

Elogio del dito medio

Oggi. Oggi sono partita all’alba per venirti a trovare al letto 45. Ho salutato cani, gatti, figlie, marito, colline, prati e via: ho messo in moto il mio bolide trasudante aria condizionata di prima qualità e l’ho puntato alla volta del casello A7 di Portamiamilano. Mentre tu eri lì, al fresco della stanza 18, tuttavia io stavo ancora incolonnata sulla Milano-Genova, intoppata per errore di valutazione nella stupida bolgia di quelli che fanno le partenze intelligenti e tornano dal mare il lunedì mattina. Pensavo di arrivare da te alle 8.30, invece sono arrivata alle 9.45.
Ma la vita riserva sempre dettagli interessanti, basta saperli decifrare. Così grande soddisfazione durante il viaggio è stata poter alzare catarticamente il dito medio in faccia a un pirla. Uno che, mentre in corsia di sorpasso viaggiavamo tutti a 30 all’ora, mi ha fatto i fari perché aveva fretta. Mi sono freddamente spostata nella corsia centrale (quella dei 10 all’ora): la scena è passata in modalità rallenty. Quindi ho colpito. Un dito medio perfetto, tutti i muscoli delle dita della mano sinistra ben piegati, stretti, compatti, uniti: tutti a dar forza a quell’unico, coraggioso dito medio che, eretto con vigore, esprimeva in linguaggio analogico il miglior “vaffanculo” della mia vita. Vaffanculo a te, arrogante automobilista, e vaffanculo a chi pensa di fermarci. Noi, te. Te, noi.

Io quel pirla lo ringrazio, perché mi ha fatto sentire bene, mi ha fatto sentire reattiva, mi ha fatto sentire che da ora in poi nessuno ci metterà in un angolo. Siamo in cinque, come le dita di una mano e, con rispetto parlando, tu svetti come il medio.
Tua Afrodite