Alle sette di sera (e un minuto)

Alle sette di sera bevo bollicine. Bevo bollicine e accendo i fornelli. Mi vien quasi sempre da fare così alle sette di sera. Bollicine, sospiro, sorriso e fornelli.

Alle sette e un minuto, però, e per meno di mezzo minuto, accade una cosa. Improvvisa, traditrice, dolcissima. Accade da due anni e mezzo. Senza annunciarsi.

– Pronto mamma! Come stai? Sai cosa ho fatto oggi?

Alle sette di sera e un minuto e venti secondi il mio sguardo si incanta. Un dolore dolce e violento, tra il cuore e lo stomaco: che ti chiamo a fare mamma se non hai più un telefono, se non hai più una casa, un luogo, un corpo? Sei tra le rose. E lì ti penso. E lì ti racconto le cose.

A te, madre mia, io brindo. E ad Artemide, che tu hai amato come fosse tua figlia. E che guardi dal tuo cespuglio di rose gialle dicendo: ragazza, non mollare, combatti e scaccia il tuo male, non mollare, che noi donne c’abbiamo delle palle sotto che i tori se le scordano (mamma, te lo dico, sei sempre stata un po’ troppo sboccata…).

Alla nostra. Di tutte le donne. Prosit.

Tua Afrodite

Le cose che hai fatto oggi con me

Oggi ho preparato la colazione poi la borsa sportiva delle mie figlie, ci ho messo dentro i pantaloni e gli stivali da equitazione, il cambio per la piscina, la crema solare, le scarpe da ginnastica, le ciabatte da doccia, gli asciugamani, i cap e i paraschiena, due bottigliette d’acqua e gli occhialetti per andar sott’acqua, e non ho dimenticato nulla (perché sono bionda, ma finta bionda). Poi ho guidato tra le colline portando a destinazione figlie e borse sportive (nessuno e niente è stato dimenticato per strada).

Oggi ho sentito miagolare uno dei miei gatti, l’ho chiamato a me e ho visto che tra i denti stringeva un topo. Ho urlato “uh, bravo, che schifo”, ho preso la paletta e, chiedendo scusa al gatto, ho raccolto il topo e l’ho catapultato nel campo dei vicini. Tanto nessuno chiamerà i Ris per capire la dinamica del delitto.
Oggi ho fatto la revisione di un testo di psichiatria rendendolo comprensibile ai comuni mortali e l’ho inviato via email al referente, chiedendo scusa per le due settimane di ritardo, ma avevo altri pensieri più importanti e scusami ma va così.
Oggi mi sono riempita il labbro superiore di crema antivirale, perché son giorni complicati e io tengo duro ma il mio corpo vuole dire qualche cosa anche lui e allora mi regala un herpes labiale degno di un film horror.
Oggi ho girato la provincia per cercare fiori finti da mettere nei capelli di un’attrice. E li ho trovati.

Oggi ho chattato con mio marito mentre faceva le infusioni all’Istituto europeo di Oncologia e ho pensato che è bravo e sono fiera di lui, soprattutto perché poi è andato a sentire con entusiasmo la conferenza di un fotografo.

Oggi ho cucinato un fantastico pollo al cocco e curry e non l’ho nemmeno bruciato (perché sono bionda, ma bionda per finta). Ho nutrito le figlie col pollo. E poi due gatti con i croccantini, un gatto con la scatoletta di umido e due cani con il pastone. Ho dato acqua a tutti. A me anche anche prosecco.

Oggi ho ascoltato le mie figlie entusiaste per aver galoppato e saltato i loro primi ostacoli.
Oggi ho parlato d’amore, di sogni, sesso, speranze e progetti impossibili. L’ho fatto con il cuore e senza rimpianti. Soprattutto con dolcezza.

Oggi ti ho portata tutto il tempo con me.
Tua Afrodite

Tu, il mio raggio di sole

Sono in piscina, ero da sola con le bimbe, un paradiso. Poi è arrivata una famiglia di 10 persone, tra cui nonni vari, zii e un termos cadauno con le lasagne al forno… Le mie figlie, ignare dell’invasione barbara, sguazzano nell’acqua, mentre io prendo il sole e penso a te. Penso pure che a leggere magari mi manderai a quel paese, che io sono qua beata e tu nella stanza 18 del Fatebenemafatepresto. Penso che avrei voglia di telefonarti, chiacchierare, sentire i tuoi consigli, i tuoi punti di vista… penso che ho una vita complicata, ma bella. Ho un marito con un cancro metastatico al seno, una gran voglia di vivere e una sorella di vita, che sei tu, che dovrà lottare tosto. Penso che ho due splendide bimbe piene di allegria, tanti amici con cui porto avanti progetti e sogni. Penso che ho 46 anni e sono più bella e sicura che a 20. Penso che la vita sa inventarsi storie che io non riesco nemmeno a immaginare per una messa in scena. Nel male, ma spessissimo nel bene. Penso che sei un pezzo di me, un enorme pezzo di me, 36 anni di me e di te, di confidenze, giochi, litigi e sostegno reciproco. Penso che tu sei parte inscindibile della mia vita e inizi a mancarmi sempre di più. Penso che sai lottare mille volte più di quanto lo sappia fare io, che mi sei dentro con la tua forza e io sono dentro te con la mia vitalità. Sento che mi dici “anche tu sei forte”, me lo dici sempre, dici: “Sapete? Lei ha molte più palle di quel che credete”.
Vorrei portarti in ospedale un pezzo di sole e un tuffo di acqua fresca, mi manchi da impazzire. Vedi di risolvere presto questa colossale rottura di scatole. Perché, se l’attrice sono io, il colpo di teatro l’hai fatto tu? Un bacio e un raggio di sole.

Ps: non è vero che abbiamo messo i tuoi filetti di merluzzo congelato nel Campari, ma ti giuro che ci abbiamo seriamente pensato.
Tua Afrodite

Il merluzzo nel Campari

(C) disegni di E. L.
(C) disegni di Erica Lucchi

Io te lo dico, l’altra sera abbiamo dormito da te. Tutte. Io, tua madre, tua sorella, che in tre non ce n’è una che abita a Milano. Che a noi la città ci ha saturato e ci piace la natura. Te lo dico, ti abbiamo espropriato mentre tu stavi attaccata a una flebo. Siamo brutte persone noi tre… Soprattutto, abbiamo fatto la radiografia al tuo freezer. Il freezer di una santa salutista:

5 confezioni di carne rigorosamente bianca
10 pacchi di verdure tra cui bietole, spinaci e piselli
8 confezioni di filetti di merluzzo

Per cena avevo portato 3 bottiglie di rosso, una di prosecco di Valdobbiadene, una di Campari.
L’occhio di tutte e tre – cavallette in casa tua, reduci dal Fatebenefratelli, Piano secondo, Chirurgia, stanza 18 – scivola voglioso e bramoso sul rosso Campari (che Milano ci avrà anche saturato, ma l’aperitivo resta sempre l’aperitivo).

Campari con ghiaccio, so easy, so cool. So easy un par di palle…

Bicchieri.
Salame.
Salatini.
Bottiglia.
Freezer.
Ghiaccio.
Non c’è il ghiaccio.
Non c’è il ghiaccio.
Non c’è il ghiaccio.
Come “non c’è il ghiaccio?!”
Ma questa ha il frigo pieno di filetti di merluzzo e non ha il ghiaccio?!
Come facciamo?
Come facciamo?
Come facciamo?
Il Campari caldo?
No, non si può!
Non si può.
Non si può.
Mettiamoci dentro un filetto di merluzzo!!!
Scherzi?
No.
Ok.
Ok.
Ok. Lo leviamo prima che inizi a sciogliersi, però.
Ok, proviamo.
Proviamo.
Proviamo. Tirane fuori tre. Uno a bicchiere.

L’abbiamo chiamato Campari allo Scoglio. Non faceva nemmeno schifo. Che l’importante era bere alla tua salute, alla tua salute vera. Bere, ridere e sperare. Bere, ridere e pensarti. Che far cazzate a volte aiuta.
Ed essere praticamente astemi come te, a volte, non dà vantaggi secondari. Merda.

Quando torni a casa, compra una vaschetta per il ghiaccio.
Tua Afrodite