Il pudore sacro della carne

Che bello vederti amica mia. Che bello abbracciarti, accarezzarti, sentirti vicina.
Che bello e difficile toccare il tuo corpo malato e mutato. Quante volte in 35 anni ci siamo abbracciate strette, ma oggi è stato diverso. Quante volte in 35 anni ti ho spalmato la crema solare sul corpo, ma oggi è stato tutt’altro.

Sentire il tuo ventre – ventre cambiato, trasformato, violato dal cancro – il tuo ventre appoggiato al mio, sentirlo sul mio ventre mentre ci stringevamo forte, non è stato semplice, ma è stato un dono prezioso. Il pudore di incontrarti così da vicino, di respirare con te lo stesso respiro, lo stesso ritmo lento che calma il pianto… La mia pancia contro la tua per dare pace al dolore, le braccia che si intrecciano per dirci a vicenda “stammi vicina”. Quante volte è successo in 35 anni… Ma non è mai successo così.

Curare la tua pelle, così frustata dalle lenzuola del letto, così secca e provata da chiedere unguenti e rimedi. E allora prendere lentamente la pomata, svitare il tappo, prenderne un po’ e metterla sulla mia mano, con timore, rispetto, tremore. Chiederti se potevo toccarti, se il freddo delle mie mani d’inverno ti dava fastidio. E lenire con infinita attenzione la superficie del tuo male. Con rispetto, reverenza. Con tanto inaspettato pudore.

Quel tuo corpo che tante volte ho incontrato, con cui ho fatto la lotta da piccola, con cui ho fatto la doccia al mare… Quel corpo di donna come me, così normale e bello, che tante volte ho visto provando vestiti, giocando a misurarci la bellezza allo specchio, incrociandoci in bagno come solo le donne con leggera normalità fanno… Quel tuo corpo è come fosse ora per me un corpo vergine, fragile, sacro.

Com’è strano, dolce amica di una vita, toccare il tuo corpo così, quanta intimità ferita, quanto imbarazzo. Perché questa volta non stiamo parlando di un corpo in spiaggia da ungere con creme alla moda. Stiamo parlando di carne malata, sofferta, carne delicata e spaventata, ferita. Di cui mi sono presa cura come fossi una mamma. Come fossi una figlia. Come fossi un amore. Ma è così strano… Io sono solo un’amica. Non sono carne della tua carne. Non sono sangue del tuo sangue.

Quanta intimità, quanta sacralità. Grazie di avermi lasciato entrare nel tuo spazio profondo. Grazie di aver condiviso il respiro che asciuga le lacrime. Grazie per avermi affidato la tua fragile pelle. Grazie per avermi concesso di prendermi cura di te.

Tua Afrodite

Indicibili corporeità

La mente fatica a dare un nome alle sensazioni e percezioni della chemio. Le reazioni non sono etichettabili con le categorie conosciute. L’impressione è quella di trovarsi di fronte a sintomi che non hanno nomi precisi, perché non fanno parte delle normali sensazioni di un corpo.
Mancano le parole per descriverle…

Anche gli effetti più conosciuti risultano strani. Qualcosa li rende diversi e singolari, rispetto all’esperienza già fatta.
E le parestesie sono qualcosa di veramente strano.
Difficile spiegare, appunto…

Mi sento come fatta di metallo. Dentro e fuori. Sento un tremore metallico costante dentro il mio corpo e, al contempo, sento un formicolio costante e diffuso, soprattutto sulla punta delle dita e sulla lingua.
Mi sembra di fluttuare nel nulla con un corpo metallico. Il cervello si scuote ad ogni passo e il tremore interno non cessa…
Ormai è tanto tempo che mi accompagna.
Sto quasi scordando come dev’essere non avere queste sensazioni…
Vostra Artemide

Ops, m’ero scordata le mestruazioni!

E chi se lo ricordava che, in quanto normo-femmina, ogni mese mi tocca anche il ciclo! Con tutto il casino che c’è stato finora, non sapevo nenche più ci fosse quella parte del corpo!
La consueta sveglia all’alba oggi mi era sembrata una fucilata! Mille dolori e fiacchezze e un cerchio alla testa che Mafalda non solo avrebbe pensato l’avessero fatta santa, ma anche papessa. E, giusto mentre stavano per arrivare i medici per il giro visite, ho scoperto che anche questo mese le mie ovaie avevano fatto il loro dovere.
In pigiamino e coordinato intimo bianco candido, la mia solita passeggiatina in bagno (di regola, una ogni mezzora, visto quanto mi fanno bere) e… il panico! Occhi pallati di fronte al disastro senza uno straccio di assorbente per arginare il danno!
Dopo aver srotolato metri di carta igienica e riempito la mutanda assassina sono corsa a chiedere aiuto. Immaginate per un attimo con quale scatto felino posso essermi precipitata alla ricerca di una soluzione: nello slancio era inclusa una mutanda imbottita, la fiacchezza e il cigolante carrellino della flebo attaccato al braccio!!!!
L’unico disponibile  era, ovviamente, un uomo. Un infermiere, con anche qualche piccola difficoltà nel comprendere il problema… Problema pressoché irrisolvibile perché in un reparto di chirurgia gli unici assorbenti disponibili sono i pannoloni per incontinenti. Manco morta! Piuttosto mi sarei piazzata una federa tra le cosce!
Ma i super poteri delle Dee hanno dato i loro frutti! Santa Atena è giunta in soccorso sul più bello! E lei, lei sì, con scatto felino, è corsa a comprarmi assorbenti in quantità… A quelli si sono poi aggiunti quelli procurati da mia madre a da chiunque l’avesse saputo. Bene, adesso posso onorare le mie tanto ligie ovavie e scatenarmi nel fare cambi all’infinito. Possiedo assorbenti per il prossimo quinquennio! Verso la menopausa e oltre!

Oggi resta comunque una bellissima giornata! Mi hanno mandata a casa! E adesso attendiamo i risultati della biopsia per passare alla fase B! Chemio a volontà!

Chiudo con una piccola chicca: il mio ex marito, dopo le tante chiamate di amici e parenti per convincerlo a farlo, si è dunque attivato per portarmi i bimbi. Rimarrà due giorni… Si vede che ha paura che il mio tumore sia contagioso… Ma soprattutto ci ha tenuto a dirmi che – testuali parole – ‘lo scherzo’ gli e’ costato ben 1400 euro!

Che dire… Viva la vita e viva la gnocca!
Vostra Artemide